Sono decine, ogni settimana, le telefonate che arrivano al Numero Verde di AVIS Nazionale da persone che sono in cerca di sangue per i loro parenti, ricoverati in ospedale e in attesa di delicati interventi chirurgici.
Si tratta soprattutto di figli o nipoti preoccupati per le sorti dell'anziana mamma o nonna, ma in molti casi anche di mariti o mogli di giovani coniugi. Ci chiamano perché il personale degli ospedali, dove sono ricoverati i loro congiunti o amici, chiedono loro di reperire sangue ed emocomponenti per il parente ricoverato, altrimenti, spiegano, l'intervento non si potrà fare, senza peraltro tener conto della compatibilità per il gruppo sanguigno tra ammalato e possibile donatore.
Ci chiamano in buona fede, non sapendo che in Italia esiste una normativa in materia trasfusionale chiara e precisa, che dovrebbe invece essere conosciuta dagli operatori che prevede come unica forma di donazione quella anonima, volontaria, periodica e gratuita. Anonimato che viene perso se si intende utilizzare quella donazione per quel donatore, come peraltro viene perso il valore intrinseco del donarsi per chiunque si trovi in difficoltà e non solo per chi si conosce.
La donazione da parte di persone sollecitate in occasione di particolari situazioni di sofferenza è da considerarsi a maggior rischio per il donatore, per le particolari condizioni emotive in cui può trovarsi, e per il ricevente, non presentando le fondamentali caratteristiche legate alla periodicità, ai controlli ripetuti, alla tracciabilità. Inoltre, chi ci telefona, molto probabilmente non conosce che il sistema trasfusionale italiano è all'avanguardia sia dal punto di vista qualitativo sia quantitativo, e l'ottima rete di coordinamento tra le strutture, governata a livello nazionale dal Centro Nazionale Sangue e a livello regionale dai Centri Regionali Sangue, permette di conoscere rapidamente deficit ed esuberi di globuli rossi e altri emocomponenti, garantendo agli ospedali le quantità necessarie di sangue per il supporto trasfusionale alla cure delle diverse patologie chirurgiche o mediche.
La rete funziona bene perché quotidiano è il raccordo con le associazioni di volontariato del sangue, che lavorano in sintonia con gli Ospedali e svolgono un’indispensabile opera di chiamata, sensibilizzazione e fidelizzazione dei donatori volontari. Grazie alle associazioni, dunque, esiste un numero cospicuo (AVIS conta quasi 3300 sedi territoriali e oltre 1200000 soci) di donatori, rigorosamente controllati (e quindi più sicuri), sempre pronti a rispondere ai bisogni del sistema trasfusionale senza che altre forme di donazione — sotto pressione — debbano prendere il sopravvento. Negli ultimi mesi, alcune Regioni hanno prontamente ricordato con comunicati ufficiali alle strutture ospedaliere che questo modo di procedere è in contrasto con la normativa europea, italiana e regionale. Pertanto, con queste premesse, precisiamo che, a nostro avviso, non esistono motivazioni per procedere con le sollecitazioni ai pazienti ed ai parenti, che vengono giustamente da loro percepite come vessatorie e segno di inefficienza del sistema.
L’AVIS quindi è assolutamente contraria a queste modalità di “reclutamento” di donatori. “Noi vogliamo — dichiara il presidente Saturni - favorire l'avvicinamento all'associazione e alla donazione di sangue di persone motivate, che considerino la donazione come un gesto altruistico e dalle forti valenze valoriali e sanitarie. Vogliamo promuovere una donazione consapevole, ossia: volontaria, anonima, periodica, non remunerata, responsabile ed associata, che garantisce non solo quantità, sicurezza e qualità, ma anche programmazione, promozione di stili di vita sani e positivi.
Noi doniamo per chiunque necessita di essere trasfuso indipendentemente dal genere, dall'età, colore della pelle, per garantire a chiunque una risposta ad un bisogno di salute, cioè una adeguata terapia trasfusionale. Non è possibile perseguire questi obiettivi con donatori occasionali e ammettere la donazione dedicata su ‘costrizione’ di parenti ed amici.”